Perché ho voglia di tornare in Asia, di respirare quella serenità, di vedere quegli occhi ridenti – ed alle volte malinconici – di ricambiare i sorrisi e di sentirmi in pace: in pace con gli altri, in pace con la natura, in pace con se stessi. L’Asia mi dà questo e mi manca per questo. E così voglio tornare nei templi di Angkor dove sono già stata nel 2010 e riempirmi di bellezza, di storia, di tradizioni – all’epoca feci solo un giorno ai templi, invece noi ne avremo tre, quindi li potremmo vedere anche all’alba che sono stupendi! Di solito non sono una tipa mattiniera, ma quando in viaggio sì, perché si vive con i ritmi del sole: si scoprono le città al risveglio, la bellezza dei luoghi semivuoti, chi si lava i denti per strada, i vecchi che si scoprono vivi ad un nuovo giorno. In Laos scopriremo la lentezza, ci riprenderemo quei tempi che non sembrano più nostri, ed anche io che sono iperattiva in questi posti riesco a staccare la spina. Dicono che il Laos sia un posto surreale, con una natura pazzesca, ancora non completamente contaminato dal consumismo e dalla commercialità dei pacchetti vacanze. Ed è per questo che voglio visitarlo il prima possibile, e con un’esperienza freak style, che ci permetta anche di relazionarci con la gente del posto, scoprire qualche tempio nascosto e isola non conosciutissima, mettersi in gioco per sperimentare la vita come se fossimo in un’altra epoca, fatta di palazzi coloniali francesi o di Wat immensi e dorati.
Vi lascio con un mio post di allora, al ritorno dalla Cambogia, nella mia ultima tappa che fu Phnom Penh, città che non toccheremo ma che mi segnò il cuore per la storia nera dei Khmer Rouge – perché visitando un Paese bisogna saper leggere negli occhi della gente quello che hanno vissuto, e non solo fotografarne il nero profondo dei piccoli, il richiamo del kajal di quelli delle donne e quel taglio di luce di chi ha vissuto negli occhi dei più anziani: "In Phnom Penh strolling along the boulevards, between villa style embassies and bamboo stalls, smelling the coconut and spices of the khmer cousine and staring at sadness and hope for joy in the elderly's eyes while the younger Cambodians smile innocent as if the recent past wants to be forgotten. To move on, at the speed of the skyscrapers that are seldom growing in the shadow of the capital's Wats and rivers."
0 Comments
|
AuthorArchivesCategories |